Alice attraverso lo specchio
Il film “Alice attraverso lo specchio” sembra rappresentare una continuazione del precedente in quanto la protagonista è alla prese con tematiche adolescenziali e sullo sfondo resta vivo il mondo fantastico infantile che aveva caratterizzato “Alice nel paese delle meraviglie”. Il titolo del film ci potrebbe fornire una prima riflessione importante, riprendendo il pensiero winnicottiano, cosa vede Alice attraverso lo specchio?
Dalle prime scene del film emerge una “ragazzina” spavalda, che affronta la tempesta credendo che “l’impossibile sia possibile”.
La sua onnipotenza la conduce a compiere una manovra avventata per superare i suoi inseguitori quasi come se si divertisse a sfidare la morte avvicinandosi al pericolo.
È solo un taglio della vela, compiuto nel secondo giusto, che le permette di sfiorare la roccia senza toccarla.
Alice sembra essere alle prese con i suoi oggetti interni in quanto la nave era di proprietà del padre e lei si scontra con la madre sentendola lontana e diversa da Se.
La protagonista vorrebbe essere suo padre e la rivalità con la figura materna non le permetterebbe di identificarsi con la madre avvertita come pericolosa, come i “pirati dal quale fuggire”.
Questa situazione avrebbe delle ripercussioni sulla sua femminilità e per questo Alice si lancia nello specchio per vedere cosa c’è dentro, in quanto l’immagine riflessa sembra essere instabile così come potrebbe essere la sua identità di donna.
Nel suo viaggio la protagonista riscopre il suo mondo fantastico infantile indebolito ed intaccato dalla morte, il tempo ovvero dai limiti della realtà.
Il suo primo tentativo è quello di ripristinare lo stato delle cose, di riportare tutto com’era prima.
Aiutare il cappellaio matto a riportare in vita la sua famiglia sembra essere un tentativo disperato di ritornare ad essere il bambino del suo nucleo familiare che ha un conto da saldare, chiedere scusa al padre.
A questo punto compare il terzo, il nome del padre ovvero il tempo, il limite che gli ricorda “di non essere un ladro, che il passato non può essere cambiato, che possiamo solo imparare dal nostro agire passato”.
Alice prova a sfidare il tempo, è convinta di poterlo cambiare e quando ci prova fallisce incominciando ad intuire che l’impossibile non può esser possibile, facendo esperienza di un limite che non può più essere sfiorato come era successo con le rocce nella tempesta. A questo punto viene fatta una scoperta molto importante, significativa per il processo di crescita di Alice.
Il passato non può essere cambiato, ma, lo si può guardare da un punto di vista diverso.
La protagonista scopre che i genitori del cappellaio matto erano ancora vivi ed erano stati rapiti dalla strega cattiva, la figura materna preedipica.
Alice passa dall’azione, il voler cambiare le cose concretamente, all’osservare gli avvenimenti. Questa situazione sembra sovrapponibile alla magia che si realizza nella stanza d’analisi, quando gli agiti lasciano il posto al pensiero, alla conoscenza dell’inconscio.
Sullo sfondo compare anche la rivalità fra fratelli, infatti, ricostruendo la storia si umanizza la regina la quale era mossa dal rancore per la bugia raccontata dalla sorella alla madre.
Il ricevere le scuse era l’unica cosa che la regina di cuori avrebbe voluto ascoltare in quanto esse rappresenterebbero una legittimazione della sua rabbia, un riconoscimento della sua soggettività, del suo essere umano.
Al suo dolore viene dato parola, trova una spiegazione permettendo alla donna di comprenderne l’origine e, dunque, il significato. Le scene conclusive del film sono molto significative e toccanti in quanto mostrando un Alice diversa, più donna che ragazzina spavalda la quale si riappacifica con il tempo aiutandolo a rimediare ai danni causati dal suo agire.
Mostra di aver capito, adesso, il suo avvertimento sull’impossibilità di cambiare il tempo ringraziandolo, quasi, di essere stato sempre presente non mollando mai la presa su di lei.
Nel salutare gli oggetti magici del mondo infantile, Alice chiede giustamente al cappellaio matto dove finirà tutto ciò che ha vissuto. Il cappellaio ci ricorda come le tracce della nostra infanzia restando dentro di noi, come in ogni adulto c’è sempre il bambino/a che siamo stati.
Alice recupera anche la sua identificazione materna, adesso le due donne sembrano essersi riappacificate in quanto la protagonista si è costituita una sua identità la quale viene accetta e rispettata dal suo genitore.
Ci potremmo richiedere, adesso, cosa vedrà Alice quando si guarderà allo specchio?


